Il mio weekend fra borghi medievali, resti romani, percorsi nella natura, panorami di montagna mozzafiato, prodotti del territorio. Ecco cosa vedere, cosa fare e dove mangiare nell’Alta Valle del Velino in un weekend.
Il mio weekend a contatto con la natura nel pieno del mese di luglio è stato una boccata d’aria fresca dal caldo torrido di una bollente estate laziale. La regione Lazio, anche se pochi lo sanno, si presta benissimo a weekend romantici e gite fuori porta in auto o in moto. A poche ore dalle vie trafficate di Roma, si aprono immensi spazi verdi costellati di laghi e riserve naturali, castelli e fortezze, ma anche borghi antichi che contano pochissimi abitanti che vale la pena di visitare e splendidi scorci dell’Appennino laziale dei quali stupirsi lungo il tragitto. Per una breve vacanza sognata per fuggire dall’afa insopportabile di Roma ho scelto il verde dei Monti del Cicolano, dove si staglia la pittoresca Valle del Velino che si fa spazio ai piedi del Monte Terminillo e del Monte Nuria.
Nella Valle del Velino in provincia di Rieti, a solo un’ora e mezza dalla Capitale, ho trascorso giorni di totale relax dormendo in una casa di famiglia in cui da piccola, durante la stagione estiva, ero solita passare svariati giorni di leggerenza e svaghi di bambina. E’ stato un weekend all’insegna del buon cibo locale e del contatto con la natura, fatto di passeggiate lungo lago e camminate nei sentieri di montagna che conducono alle vette più alte dell’Appennino laziale che bacia in pochi chilometri l’Abruzzo.
Se volete conoscere qualche dettaglio in più su questa parte poco frequentata del Lazio che io bazzico sin dall’infanzia, e se avete bisogno di qualche consiglio su cosa fare, cosa vedere e dove mangiare in questa valle verdissima, leggete il post fino alla fine e appuntatevi i posti da non perdere e le mie chicche di autenticità!
Il Monte Nuria
Il Monte Nuria è la cima più elevata del Gruppo montuoso del Monte Nuria, una catena montuosa dell’Appennino centrale abruzzese che appartiene ai Monti del Cicolano. Di questi monti, il Nuria costituisce la cima più elevata. Si trova a 1888 m di altezza s. l. m. e, seppur poco distante dai territori de L’Aquila, rientra nell’area di Rieti, una delle principali città del Lazio, che dista da Roma un’ora e mezza in direzione est.
Il Monte Nuria, che giace di fronte al famoso Monte Terminillo (2216 m, noto per gli impianti sciistici) e al Monte Giano, è da sempre meta prediletta per gli amanti del trekking e della natura, grazie ai suoi sentieri di varia difficoltà in grado di regalare momenti di spensieratezza e libertà unici, dove le montagne in lontananza si colorano di blu.
La valle del Velino
Ai piedi del Monte Nuria, sul lato della Statale 4 che prosegue l’antica Via Salaria dove i bassi pendii a valle del Monte incontrano quelli del Terminillo, si apre una splendida e suggestiva vallata, il posto ideale se volete passare un weekend nella natura nel Lazio. Qui hanno sede una serie di paesini che si susseguono proprio a ridosso dei punti in cui l’antico Avens Flumen romano, il fiume Velino, affluente del fiume Nera e subaffluente del Tevere, dopo essere nato sul Monte Pozzoni, si fa strada fra i comuni del Lazio e dell’Umbria per sfociare, sposandosi col Nera, nella Cascata delle Marmore.
Fra questi paesini, di cui alcuni pesantemente danneggiati dal sisma che nel 2016 ha messo a dura prova il centro Italia, spiccano i comuni più a est del Lazio in provincia di Rieti, come Accumoli, Amatrice e Cittareale proprio nella zona confinante con Umbria, Marche e Abruzzo, e poi scendendo si incontrano Posta, Borbona, Antrodoco, Borgovelino e Micigliano, fino ad arrivare a Castel Sant’Angelo.
Cosa fare e cosa vedere nell’Alta Valle del Velino in un weekend
1) Visitare i borghi e i luoghi dell’Alta Valle del Velino
I paesini che si susseguono uno dopo l’altro nella Valle del Velino, proprio lungo il percorso del fiume, sono tutti pieni di storia e di vita. Un po’ perché la Via Salaria, costruita dai romani intorno al 290 a.C. subito dopo la conquista del territorio reatino, divenne una delle vie di collegamento più importanti fra il Lazio, l’Umbria e Le Marche, nonché zona di controllo principale del territorio circostante sotto svariati momenti storici.
I comuni del reatino sono per lo più ben conservati e presentano tantissimi resti di ville romane e villaggi che ancora oggi sono visibili. Se visitate questi paesini durante un weekend fuori porta nel Lazio, vi accorgerete che la zona è abbastanza abitata, ma le frazioni più piccole contano pochissimi abitanti, dato che di generazione in generazione (la mia nonna paterna è una di queste) i reatini si sono spostati verso le grandi città per proseguire gli studi e il lavoro, tornando in paese solo per la villeggiatura.
Tutti i borghi inoltre hanno conservato le tipiche caratteristiche di cittadine medievali. Altri ancora rappresentano un inno alla romanità grazie al loro impianto urbanistico, e ovunque è possibile assaporare le specialità culinarie locali.
Ecco tutti i luoghi che ho visitato durante questo weekend fuori porta nel Lazio immersa nella natura e che consiglio di vedere nella Valle del Velino. Sono tutti vicini tra loro e occupano quella parte della Valle compresa esattamente tra Terminillo, Monte Giano e Monte Nuria e che si incontrano lungo la Statale 4, da Cittaducale ad Antrodoco.
Il borgo di Cittaducale
Per tantissimo tempo appartenuta alla regione Abruzzo, come gli altri comuni vicini, Cittaducale, detta Cìeta, è entrata a far parte del Lazio solo nel 1927. Fondata dal re Carlo II d’Angiò nel 1308, questo piccolo borgo che vi si presenterà nelle sue caratteristiche sembianze medievali, è stato per secoli il centro di lotte di potere e rimase sempre fedele al Regno di Napoli, diventato nel 1815 Regno delle Due Sicilie.
Se venite da Roma percorrendo la Salaria, vi troverete questo piccolo centro sulla sinistra, proprio pochi metri dopo l’indicazione della stazione ferroviaria omonima che troverete invece sulla destra. Vagando per le viette vi renderete conto che non tutti gli edifici medievali presenti hanno mantenuto l’aspetto del passato in quanto, a causa del potente sisma del 1700, gran parte delle opere crollarono e vennero ricostruite.
Percorrete le due vie principali tipicamente di impianto urbanistico romano per giungere in Piazza del Popolo, centro nevralgico del borgo. Poi visitate la Cattedrale di Santa Maria del Popolo, con le sue tele del Seicento, e la quattrocentesca Chiesa di Sant’Agostino, col suo portale affrescato dal Torresani. Date uno sguardo alle torri difensive di pianta quadrata che si sono mantenute nel tempo, e poi osservate i vari palazzi nobiliari sparsi fra i vicoli del borgo.
La Chiesa di San Vittorino “che sprofonda”
Proseguendo sulla strada principale, al km 88.1 esattamente, non fatevi sfuggire sulla destra nella frazione di San Vittorino la bellissima e minuta chiesa diroccata omonima, nota in loco come “chiesa che sprofonda“. E’ un luogo di devozione innalzato sui vecchi resti del tempio pagano di cui oggi restano in piedi poche parti, mentre un’area dell’edificio è sprofondata letteralmente nel terreno per via dei fenomeni carsici che interessano la zona. La chiesetta continua a sprofondare anche a causa di una sorgente che in passato la allagò e che oggi dilaga all’interno della chiesa stessa.
Una curiosità? Questa location così affascinante e carica di di suggestione, fu scelta come set dal regista Andrej Tarkovskji per girare una scena del suo film Nostalghia nel 1983. Non perdetevela!
Le Terme di Cotilia e quelle di Vespasiano
A poca distanza da Cittaducale, proseguendo sulla Statale 4, sulla sinistra troverete la stradina che porta ai resti delle note Terme di Vespasiano, un sito archeologico che si articola su più piani e che dà l’idea di quello che era una volta un luogo molto amato dall’imperatore. Proseguendo invece sulla vecchia via del Sale, incontrerete sulla destra un altro luogo della Valle del Velino che merita una visita durante una vacanza in questa zona del Lazio: le Terme di Cotilia.
Vi accorgerete di essere arrivati dalla serie di negozi di porchetta, salumi e altri prodotti locali che si alternano proprio di fronte all’ingresso della struttura (più giù vi consiglio cosa mangiare). Le terme di questa zona risalgono all’Impero Romano, quando già erano note le benefiche proprietà dello zolfo, sia per la pelle che per la cura di alcune patologie. Al contrario di quello che si può pensare, questo complesso termale non ha delle vere e proprie piscine presso cui immergersi, bensì una serie di impianti specifici per le pratiche inalatorie e aree dedicate a trattamenti particolari, come ad esempio la fangoterapia.
Nei dintorni delle terme, comunque, sono presenti vari laghetti vulcanici di acqua solfurea non accessibili ma bellissimi da ammirare, come il Laghetto solfureo di Cotilia che si trova dall’altra parte della strada rispetto alle Terme, di cui potete ammirare le acque di un colore verde/turchese intenso. Acque che gli imperatori Vespasiano e Tito tanto amavano, al punto da scegliere la zona di Cotilia come luogo privilegiato di villeggiatura, oltre che luogo di morte.
Se non siete convinti delle incredibili proprietà dello zolfo, riempite una bottiglia con dell’acqua solfurea che esce dalla fonte accessibile posta proprio fuori l’ingresso delle terme, e provate a utilizzarla ogni giorno sulla pelle per ottenere benefici. Provare per credere!
Il Lago di Paterno
Proseguendo dritto, non perdetevi il grazioso e incontaminato Lago di Paterno (o di Cotilia) che si raggiunge svoltando sulla sinistra dalla Statale 4, seguendo la piccola insegna turistica posta su strada nel comune di Castel Sant’Angelo.
Alimentato da una sorgente sotterranea, a detta di Dionigi di Alicarnasso questo lago sarebbe nato con lo sprofondamento del terreno per volere divino e sarebbe stato il luogo dell’alleanza tra Pelasgi e Aborigeni, con la quale i primi iniziarono a popolare il centro Italia. Varrone dal canto suo lo definì Ombelico d’Italia, per essere rimasto per secoli simbolo religioso di tante popolazioni, a causa della presenza di un santuario galleggiante nel lago dedicato alla Dea Vacuna, protettrice delle sorgenti, che tutto a un tratto sparì, e per via delle proprietà benefiche dell’acqua.
Oggi il Lago di Paterno è una delle attrazioni principali della zona per coloro che si trovano a scegliere l’Alta Valle del Velino come luogo di villeggiatura, sia per la possibilità di potervisi immergere per trovare frescura nelle afose giornate estive, sia per il fascino incredibile che il luogo emana. Le acque, circondate da fitti canneti, riflettono completamente il bosco circostante, fungendo da specchio naturale, e ospitano tantissime specie di uccelli (fra cui germani reali, oche e folaghe) che sguazzano nell’acqua indisturbate.
Vi consiglio di fare un salto in questo spazio naturale magico se doveste trovarvi in questa parte del Lazio per un weekend nella natura, per poter vedere con i vostri occhi la bellezza di un luogo che non è stato intaccato dalle mani dell’uomo e dalla sua smania di urbanizzazione. Al Lago di Paterno non ci sono punti ristoro, né sdraio e ombrelloni o altri servizi, solo una piccola sponda di scogli su cui poggiarsi e un indescrivibile silenzio.
La villa di Tito
Alzando lo sguardo dal Lago di Paterno verso il monte antistante e verso il villaggio di Paterno, vedrete sbucare dal verde i resti romani di una grande struttura con piloni in pietra che viene oggi ricondotta alla villa rustica o alle terme di Tito Flavio oppure, più probabilmente, a un unico complesso comprendente villa e impianti termali che il figlio dell’imperatore Vespasiano aveva voluto per il proprio luogo di villeggiatura. Anche se ancora oggi non ci sono certezze sull’effettiva natura di questi resti, vi troverete di fronte a un luogo molto suggestivo, che vi farà precipitare piacevolmente al periodo dell’Impero romano.
Il borgo di Castel Sant’Angelo
Pochi metri più avanti, compare sulla sinistra Castel Sant’Angelo, inerpicato fra il verde dei boschi, nella bella cornice dei monti dell’Appennino. Come ogni borgo autentico che si rispetti, Castel Sant’Angelo è un luogo da scoprire attraverso passeggiate lente in assenza di fretta da consumarsi fra i vicoli stretti e gli edifici storici.
Ammirate i resti del Castello nella parte alta del borgo e la cinta muraria con le sue bocche da fuoco create per i cannoni. E non perdetevi gli edifici religiosi, fra cui la medievale Chiesa di Santa Maria della Porta adiacente alla Porta principale del paese che custodisce le reliquie del patrono del borgo, San Biagio, la Chiesa di San Biagio e quella di San Giovanni Battista, in cui sono conservati affreschi del ‘500.
Scoprite anche tutte le piccole frazioni di Castel Sant’Angelo che contano una cinquantina di abitanti. Vi segnalo in particolare il paesino Ponte, luogo in cui è stato rinvenuto il più antico Tricolore italiano del 1831. A Ponte, ogni anno, nella prima settimana di agosto, si tiene l’evento gastronomico “Le vecchie cantine di Ponte“, un viaggio alla scoperta dei vini locali e di alcuni prodotti tipici che avviene fra le viuzze rudi e antiche del borgo, dalla parte bassa fino alla parte alta, in un’atmosfera di festa di grande fascino.
Il lago dei cigni di Canetra
Ancora non mi spiego perché questo lago senza cigni abbia questo nome, ma posso dirvi che si tratta di un luogo davvero grazioso. Il laghetto di Canetra, posto proprio in corrispondenza di una curva lungo la Statale 4, è uno dei miei luoghi d’infanzia in cui mi piace ancora tornare. Perfetto per una sosta prima di proseguire fra i paesini della Valle del Velino, qui papere e oche (e anche piccoli topolini di campagna che giocano a nascondino fra le rocce) si trastullano tutto il giorno, ricevendo volentieri il pane da chi si trova a passeggiarvi intorno. Oltre al lago, c’è un anche un bellissimo parco giochi per bambini e abbastanza verde per rilassarsi fra i suoni della natura.
Borgo Velino
Noto anticamente come Borghittu, Borgo Velino è un grazioso borgo medievale che in passato ha ospitato le ville degli imperatori romani, di cui oggi resta il Ninfeo appartenente ai Flavi. Il centro storico ruota attorno a due vie parallele fra le quali si interseca una via perpendicolare, e si sviluppa in lunghezza seguendo il disegno del fiume Velino. Se vi inoltrate fra le vie di questo paesino che conta poco meno di mille abitanti, vi ritroverete a passeggiare fra vicoli che hanno mantenuto intatto l’aspetto del passato.
Date uno sguardo alla minuta Torre civica che apre le porte al paese col suo orologio che scandisce il tempo a rintocchi, poi fate una visita alle chiese che spuntano fra i vicoletti di pietra, in particolare alla Chiesa di San Matteo Apostolo, quella dei Santi Dionigi, Rustico ed Eluterio e al Convento della Valle. Una curiosità su Borgo Velino? I borghettani raccontano che Francesco d’Assisi dimorò proprio nel Convento della Valle del borgo in occasione di un suo pellegrinaggio in terra sabina.
Da Borgo Velino si apre una delle migliori vedute del Monte Giano, con la grande pineta di 20 mila pini risalente al 1939 che forma la famosa scritta DVX che oggi rappresenta uno dei principali monumenti naturali d’Italia. Questo, pur essendo di grande fascino e visibile spesso anche da Roma, è però da sempre al centro di ampie diatribe, essendo un inno al Duce. Per una vista speciale del Monte, andate su Via Romana.
Antrodoco
Chi non ha sentito parlare dei luoghi del Risorgimento in cui sono avvenute le battaglie storiche più importanti? Proprio ad Antrodoco si è svolta la prima battaglia del Risorgimento Italiano, avvenuta fra il 7 e il 9 marzo del 1821. Questo borgo dell’Alta Valle del Velino, sorge proprio all’ombra del Monte Giano e il suo nome si deve alla sua posizione, perfettamente fra tre monti (Giano, Terminillo e Nuria).
Scopritela partendo da Piazza del Popolo, su cui affaccia il Palazzo Pallini in stile liberty appartenuto al Pallini che ideò il liquore che porta il suo nome. Poi addentratevi nelle vie del centro medievale per incrociare la Cattedrale di Santa Maria Assunta più volte restaurata dopo i sismi e con un’acustica perfetta per i concerti di musica sacra, fino a raggiungere la bellissima Chiesa di Santa Chiara dalle volte celesti. Oltre agli edifici storici e religiosi, fate un salto anche al Museo storico militare curato dagli Alpini e al Museo della città dedicato ai pittori Carlo Cesi e Lin Delija.
Infine, passate un po’ di tempo appena fuori il paese per ammirare la medievale Chiesa di Santa Maria Extra Moenia, uno dei luoghi più importanti di Antrodoco che fu innalzata, così vuole la tradizione, su un tempio pagano dedicato alla Dea Diana, nel XI secolo. Oltre agli interni di grande rilevanza di cui spiccano gli affreschi trecenteschi per mano di pittori umbro-laziali-abruzzesi, osservate esternamente l’edificio per cogliere la bellezza di questo gioiello considerato monumento nazionale, che è adagiato nel verde brillante della vegetazione sabina, con il Monte Giano che la sorveglia dalla sua vetta.
Una curiosità? Antrodoco si considera Centro d’Italia, ovvero centro geografico della Penisola, e per questo è entrata in competizione con la città di Rieti, che invece si considera Ombelico d’Italia. Il simbolo della centralità di Antrodoco è un obelisco con sfera di metallo che potete vedere se vi spostate verso la Chiesa di Santa Maria Extra Moena.
Se siete amanti dei marroni, assaggiate i marroni di Antrodoco, utilizzati anche per preparare i marron glacé. Nel periodo autunnale, nel borgo, si tengono varie sagre dedicate a questo prodotto locale alle quali consiglio di andare.
Da tenere d’occhio anche la Sagra degli Stracci, una specialità culinaria preparata con prodotti tipici del territorio che si presenta come una sorta di frittatina ripiena di carne macinata di vitellone, mozzarella, Parmigiano e sugo di manzo. Non perdetevela se andate nella Valle del Velino ad agosto!
2) Fare un’escursione sul Monte Nuria
Che voi siate grandi amanti del trekking o che cerchiate un posto in cui poter fare una passeggiata rilassante o un pic-nic a contatto con la natura, il Monte Nuria saprà regalarvi una piacevole giornata che non dimenticherete. La zona del Monte Nuria più semplice da raggiungere dalla Valle del Velino è quella che si trova in corrispondenza del Rifugio Borgo Velino (1240 m). Ci sono due diversi modi per raggiungerlo: un sentiero a piedi che ha inizio all’altezza di Borgo Velino e una stradina da percorrere in auto che porta direttamente al Rifugio Borgo Velino.
- Sentiero a piedi: attraversando la Statale 4 provenendo dal Borgo Velino e facendo qualche passo in direzione dei boschi, incontrerete una stradina sterrata con il cartello che indica l’inizio del percorso che porta al Monte Nuria (percorso trekking 2 ore e 30′).
- In auto: se preferite arrivare in auto al Rifugio Borgo Velino per poi proseguire l’escursione a piedi da lì, dal bivio per Borgo Velino e Collerinaldo dovrete prendere la strada per quest’ultimo, per poi proseguire in salita verso destra senza entrare nel centro abitato per circa 10 km fino al Rifugio Borgo Velino (il rifugio è segnalato), dove è possibile parcheggiare l’auto (circa 30′).
Una volta giunti al Rifugio Borgo Velino, che offre una struttura attrezzata con dodici posti letto, cucina e servizi, la prima cosa di cui vi stupirete, soprattutto se non siete abituati, sarà la vista di mucche, cavalli e altri splendidi animali pascolare liberi nella zona antistante il rifugio. Il mio primo incontro è stato un toro che veniva nella direzione della macchina con il suo grande campanaccio ciondolante. Poco più avanti invece, oltre l’abbeveratoio, vi sarà facile trovare decine di cavalli bruni che passeggiano indisturbati insieme agli altri animali.
Trovate un posticino tranquillo che vi permetta di godere della vista degli animali da una posizione privilegiata. Le diverse melodie dei campanacci che risuonano intersecandosi fra loro ricreano una musica meravigliosa. L’atmosfera bucolica in completa immersione nella natura vi regalerà sensazioni di quiete splendide.
Fate una camminata fra le distese di prato, meravigliatevi di fronte alla quantità di boschi e alle imponenti vette dei monti circostanti, e lasciatevi catturare dalla varietà della flora locale, che in primavera fiorisce vestendosi di mille colori.
E se siete dei trekker allenati, proseguite con i percorsi escursionistici leggermente più impegnativi per raggiungere le vette più elevate e regalarvi panorami di montagna da togliere il respiro. In qualche ora di cammino, passando fitte faggete e distese assolate, potete arrivare al Rifugio Antrodoco (1450 m) e poi alla cima del Nuria (1888 m) e del Nurietta (1884 m), ma anche al Colle della Fungara (1885 m), una terrazza naturale da cui si apre una vista bellissima dei laghi di Cornino e di Rascino.
Monte Terminillo dal Monte Giano (Ph. Simone Lucarini)
Dove mangiare nell’Alta Valle del Velino
La cucina dell’Alta Valle del Velino, così come la cucina reatina e quella dei territori umbri, marchigiani e abruzzesi a ridosso dell’Appenino Italiano Centrale, si basa su prodotti provenienti dai territori di montagna. Piatti a base di funghi, tartufo e selvaggina e prodotti locali come formaggi e salumi sono i principali protagonisti della tradizione culinaria di questa parte del Lazio.
Al di là di sagre ed eventi gastronomici che i comuni della Comunità montana del Velino organizzano con costanza per valorizzare il prodotto locale, vi propongo quattro posti buonissimi in cui consiglio di mangiare se state trascorrendo un weekend nella natura o una vacanza fra questi paesini del Lazio. Testati più volte da me personalmente e ormai diventati un punto di riferimento durante le mie vacanze in zona, sono sicura che non vi pentirete di aver provato questi ristoranti/trattorie/agriturismi/gastronomie eccezionali!
1) Ristorante Il Castoro / Borgo Velino
Il Castoro è uno di quei ristoranti tradizionali che sono una certezza per gli autoctoni e dove la gentilezza è di casa. Se chiedete in giro dove andare a mangiare nell’Alta Valle del Velino, questo sarà uno dei primi posti che vi consiglieranno. Cucina rigorosamente casereccia e ingredienti genuini e di qualità sono la caratteristica principale di Il Castoro, che si trova a Borgo Velino, in via Gran Sasso. Assaggiate le carni di altissima qualità, i taglieri di salumi e formaggi locali, le verdure dal sapore e profumo unico, e scegliete un tris di primi per deliziare il palato con diversi sapori intensi. Per un pranzo coi fiocchi, ordinate un abbondante piatto di tagliatelle ai funghi e tartufo… sublimi! Uno dei miei ristoranti preferiti in assoluto!
2) Ristorante Il vecchio mulino / Antrodoco
Se state cercando un vero e proprio ristorante che faccia anche pizzeria, vi segnalo Il vecchio mulino, una realtà esistente da oltre trent’anni e un punto di riferimento per gli abitanti della Valle del Velino. Anche qui la cucina tipica del luogo è di casa, per cui assaggiate gli stracci antrodocani davvero favolosi, la carne tenerissima e il risotto al tartufo. Nel menù c’è anche una parte dedicata al pesce, ma se siete in zona per una vacanza, vi consiglio di buttarvi su piatti di “monti”. Non ve ne pentirete!
3) Agriturismo Antichi Sapori / Borgo Velino
Mangiare bene e in allegria in questo agriturismo immerso in un’atmosfera rustica è davvero cosa semplice. Qualità, freschezza degli ingredienti e, soprattuto, materie prime autoprodotte (fra cui le carni) sono la garanzia dell’agriturismo. Potete optare per un menù fisso oppure lasciarvi consigliare le portate dallo staff in base a ciò che offrono la casa e la stagione in corso. Compiacete il palato con i veri sapori di una volta, preparati secondo le antiche tradizioni, e poi passeggiate fra i giardini della proprietà per avere incontri ravvicinati con alcuni animali che vi dimorano. Unica raccomandazione: non ordinate troppe portate, i piatti sono molto abbondanti!
4) Le gastronomie alle Terme di Cotilia
Da quando sono bambina, questo posto che si incontra lungo la Salaria di fronte all’ingresso delle Terme di Cotilia è una tappa obbligatoria per un pranzo veloce o una merenda gustosa. Scegliete uno dei banconi presenti per farvi fare un panino con la porchetta, oppure un pezzo di focaccia appena sfornata ripiena di prosciutto crudo e pecorino locale o altri ingredienti freschissimi del territorio. Insomma, fatevi tentare da ciò che vedrete in vetrina, e non uscite senza i tipici biscotti alle nocciole allungati (io ne vado matta!) che sono un must del luogo.
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